Di Veronica Federico
Il 19 Agosto 2023 il Casale di Sant’Angelo in Mondragone è diventato uno scenario fuori dal tempo catapultando tutti coloro che sono accorsi ad assistere alla nota “scugnatura dei fagioli” in un luogo lontano, i più piccoli affascinati nell’assistere ad una vera e propria arte a loro sconosciuta e i più grandi che con occhi sognanti rivivevano ricordi della loro gioventù hanno reso quel momento indimenticabile.
La “Scugnatura” prende il suo nome proprio dalla “Scogna” – chiamato anche “Muillo” – cioè l’attrezzo che veniva utilizzato per battere sui fagioli affinché i baccelli potessero aprirsi. Un bastone lungo e robusto al quale veniva attaccato tramite cinghie di cuoio uno più piccolo che avrebbe, a forza di braccia, separato gli scarti dai legumi. Questa operazione era la più complessa e richiedeva grande attenzione e coordinazione da parte dei contadini che la mettevano in atto; per far sì che entrambi gli scugnatori potessero trovare un ritmo si intonavano canti e musiche popolari dal carattere forte e sempre cadenzato in modo che, seguendo il battere della tammorra, si potessero seguire e coordinare i colpi sui fagioli.
A dare dimostrazione di questa musica così caratteristica e caratterizzante ci sono stati i “Malerva” gruppo folkloristico che, durante la degustazione di prodotti tipici che ha seguito la scugnatura, ha allietato tutti con melodie dal sapore nostalgico, tra una tammorriata e una pizzica sono stati la colonna sonora perfetta, hanno reso il clima di festa nella sua totalità senza venire meno alle sfumature tradizionali che la festa si impegnava ad avere.
La scugnatura era di fatti un evento che metteva insieme tutta la famiglia, dai più grandi ai più piccoli, dopo la battitura l’operazione non era finita ma anzi, con una forca si rimuovevano i boccioli e per separare i fagioli dal resto degli scarti si utilizzava prima la forza del vento lanciando in aria i fagioli caduti e facendo dividere il legume dai residui di foglie e polvere e successivamente con un setaccio in modo da avere il prodotto pronto per essere conservato e utilizzato durante l’inverno.
La parrocchia di San Michele Arcangelo, con la partecipazione dell’associazione “quartieri Sant’Angelo”, sono stati in grado di far rivivere per una serata un ricordo, hanno reso dal vivo una fetta di nostalgia e hanno fatto in modo che ancora una volta la tradizione non resti solo qualcosa del “prima” ma che diventi un filo che lega generazioni passate e future. Sicuramente non si “scugneranno” più fagioli manualmente ma ricordare le proprie origini contadine genera un senso di appartenenza che salva il passato dal dimenticatoio e rende i giovani degni figli della propria terra.
“La tradizione non consiste nel conservare le ceneri ma nel mantenere viva una fiamma. (Jean Jaurès)”